I Love Antithesis (1912), Egon Schiele
Il 21 dicembre raccontiamo la storia di “I Love Antithesis” (Amo l’antitesi), uno dei disegni più significativi di Egon Schiele, recentemente restituito agli eredi di Fritz Grünbaum, vittima dell’Olocausto. Quest’opera, realizzata nel 1912 durante i 24 giorni di prigionia dell’artista, rappresenta un capitolo fondamentale nella sua carriera e nella sua vita.
Fonte: The Journal of Cultural Heritage Crime
“I Love Antithesis” è uno dei quattro autoritratti che Schiele creò durante la sua detenzione con l’accusa di oscenità. Questo disegno riflette la profondità psicologica e il tormento dell’artista: il suo volto emaciato e quasi contuso si staglia sotto un enorme e vibrante drappo rosso, realizzato con gouache e acquerello. L’opera, stimata tra 1,5 e 2,5 milioni di dollari, è considerata uno dei lavori più complessi e intensi dell’artista, un’esplorazione delle sue emozioni più intime in un momento di profonda vulnerabilità.
Quest’opera apparteneva a Fritz Grünbaum, un noto cabarettista ebreo austriaco, critico verso il regime nazista, arrestato nel 1938 e deportato a Dachau, dove fu ucciso nel 1941. Grünbaum possedeva una collezione di oltre 80 disegni di Schiele, che venne confiscata dai nazisti. Dopo decenni di sparizione, “I Love Antithesis” riapparve nel 1956 presso la casa d’aste Gutekunst & Klipstein a Berna, da dove fu acquistata senza alcuna documentazione di provenienza da Otto Kallir, gallerista di New York.
Nel 2023, grazie agli sforzi dell’Antiquities Trafficking Unit dell’ufficio del Procuratore di Manhattan e alle indagini condotte da Matthew Bogdanos, l’opera è stata restituita agli eredi di Grünbaum, insieme ad altri sei disegni di Schiele. “I Love Antithesis” è stato battuto da Christie’s, New York, nel Novembre del 2023, per USD 10,990,000, con l’intenzione degli eredi di finanziare una borsa di studio dedicata ai giovani artisti e musicisti emergenti.
Quest’opera non è solo un capolavoro dell’Espressionismo austriaco, ma anche un simbolo della resilienza della memoria e dell’importanza della giustizia storica. Restituita dopo oltre 80 anni, “I Love Antithesis” rappresenta un messaggio potente sul recupero di ciò che è stato ingiustamente sottratto e sull’onore alle vittime delle atrocità del passato.
On December 21, we recount the story of “I Love Antithesis”, one of Egon Schiele’s most significant drawings, recently restituted to the heirs of Fritz Grünbaum, a Holocaust victim. Created in 1912 during the artist’s 24 days in prison, this work marks a pivotal moment in Schiele’s career and life.
“I Love Antithesis” is one of four self-portraits Schiele made during his detention on obscenity charges. The drawing conveys intense psychological depth and torment: Schiele’s gaunt and seemingly bruised face is dwarfed by an enormous, billowing red garment rendered in gouache and watercolor. Estimated between $1.5 million and $2.5 million, it is considered one of Schiele’s most emotionally complex works, offering a raw exploration of vulnerability and introspection.
This drawing once belonged to Fritz Grünbaum, a prominent Jewish Austrian cabaret performer and vocal critic of the Nazi regime. Grünbaum was arrested in 1938 and deported to Dachau, where he was murdered in 1941. His art collection, which included more than 80 works by Schiele, was confiscated by the Nazis. After disappearing for decades, “I Love Antithesis” resurfaced in 1956 at the Gutekunst & Klipstein auction house in Bern, where it was purchased without provenance documentation by New York gallerist Otto Kallir.
In 2023, thanks to the efforts of the Antiquities Trafficking Unit of the Manhattan District Attorney’s Office and investigations led by Matthew Bogdanos, the artwork was returned to Grünbaum’s heirs along with six other Schiele drawings. “I Love Antithesis” is now set to be auctioned by Christie’s in New York, with the heirs planning to use the proceeds to fund a scholarship supporting emerging artists and musicians.
This piece is not only a masterpiece of Austrian Expressionism but also a powerful symbol of the resilience of memory and the pursuit of historical justice. Restituted after more than 80 years, “I Love Antithesis” serves as a poignant reminder of the importance of recovering what was unjustly taken and honoring the victims of past atrocities.