La Collezione di Porcellane Kaumheimer (XVIII secolo)
Il 20 dicembre raccontiamo la complessa e tragica storia della collezione di porcellane Kaumheimer, una raccolta straordinaria del XVIII secolo composta da statuette di Meissen, Frankenthal, Ludwigsburg, Höchst e Nymphenburg, che ha attraversato decenni di oblio, confisca, restituzione e dispersione.
Fonte: The Journal of Cultural Heritage Crime
La collezione apparteneva alla famiglia ebrea tedesca Kaumheimer, residenti a Merano, appassionati e conoscitori dell’arte della porcellana. Julius Kaumheimer, insieme alla moglie Selma e ai figli Fritz, Hans, Ruth e Margaret, aveva assemblato una raccolta di altissimo livello con l’aiuto del direttore del Landesgewerbmuseum di Stoccarda, Gustav Pazaurek, acquisendo opere dalle migliori manifatture tedesche del XVIII secolo.
Nel 1939, in un clima di crescente antisemitismo, le porcellane furono confiscate durante una perquisizione nella loro abitazione. Dichiarate di interesse nazionale secondo la Legge n. 364 del 1909, furono trasferite al Castello del Buonconsiglio di Trento e rimasero lì per 64 anni. La famiglia Kaumheimer, vittima delle persecuzioni nazifasciste, scomparve senza lasciare tracce.
Solo nel 1991, grazie alla mostra Da Meissen a Nymphenburg, la collezione riemerse dall’oblio, attirando l’attenzione del pubblico e degli esperti per la sua eccezionale qualità. Due decenni dopo, nel 2003, la Provincia Autonoma di Trento restituì ufficialmente la collezione agli eredi Kaumheimer, un atto straordinario e simbolico in Italia. Tuttavia, il “lieto fine” fu parziale: gli eredi, incapaci di conservarla integralmente, dispersero la collezione tramite aste internazionali a Londra e San Francisco. Alcuni pezzi finirono in musei come il Fine Arts Museum di San Francisco e il Bayerisches Nationalmuseum di Monaco di Baviera.
La vicenda delle porcellane Kaumheimer è un simbolo della brutalità del saccheggio nazifascista e delle difficoltà nella restituzione dei beni sottratti agli ebrei durante l’Olocausto. La loro dispersione definitiva, dopo la restituzione, ci ricorda quanto sia complesso il rapporto tra memoria, giustizia e patrimonio culturale.
On December 20, we recount the complex and tragic story of the Kaumheimer porcelain collection, an extraordinary 18th-century assemblage of Meissen, Frankenthal, Ludwigsburg, Höchst, and Nymphenburg statuettes, which experienced decades of confiscation, oblivion, restitution, and eventual dispersion.
The collection belonged to the German Jewish Kaumheimer family, residents of Merano, who were passionate and knowledgeable collectors of porcelain art. Julius Kaumheimer, alongside his wife Selma and their children Fritz, Hans, Ruth, and Margaret, curated a world-class collection with the assistance of Gustav Pazaurek, the director of the Landesgewerbmuseum in Stuttgart. The pieces represented the finest works of 18th-century German porcelain.
In 1939, amidst the rising tide of anti-Semitism, the Kaumheimers’ porcelain was confiscated during a raid on their home. Declared of national interest under Italian Law No. 364 of 1909, the collection was transferred to the Castello del Buonconsiglio in Trento, where it remained for 64 years. Tragically, the Kaumheimer family disappeared during the Holocaust, leaving no trace.
It was not until 1991, during the exhibition From Meissen to Nymphenburg, that the collection reemerged, drawing public and expert attention for its extraordinary quality. Two decades later, in 2003, the Autonomous Province of Trento officially returned the collection to the Kaumheimer heirs—a remarkable and symbolic act in Italy. However, the “happy ending” was incomplete: the heirs, unable to preserve the collection as a whole, dispersed it through international auctions in London and San Francisco. Some pieces found homes in museums such as the Fine Arts Museum in San Francisco and the Bayerisches Nationalmuseum in Munich.
The story of the Kaumheimer porcelain collection is a powerful symbol of the brutal Nazi-fascist looting and the challenges surrounding the restitution of assets seized from Jewish families during the Holocaust. Its ultimate dispersion, following its restitution, serves as a poignant reminder of the complexities of memory, justice, and cultural heritage.