La Maschera della Grotta Olmeca

Il 7 dicembre raccontiamo l’incredibile restituzione della Maschera della Grotta Olmeca, un monumentale oggetto proprio della cultura mesoamericana antica, recentemente restituito al Messico.

Fonte (c)  Manhattan District Attorney’s Office

La Maschera della Grotta Olmeca, realizzata tra l’800 e il 400 a.C., rappresenta il dio giaguaro Tepēyōllōtl, simbolo della civiltà olmeca. L’opera un tempo custodiva l’ingresso di una grotta cerimoniale, conosciuta come il “Portale per l’Oltretomba,” a Chalcatzingo, Messico, simboleggiando il passaggio alla vita ultraterrena. Questo pezzo finemente scolpito, dal peso di oltre 900 chili, riflette la profonda maestria artistica e la spiritualità olmeca.

Negli anni ’60, trafficanti d’arte spezzarono la maschera in 15 pezzi per agevolarne il contrabbando. Dopo essere passata per gli Stati Uniti, apparve in prestigiosi musei, tra cui il Metropolitan Museum of Art, prima di finire in una collezione privata. Decenni di indagini condotte dall’Antiquities Trafficking Unit (ATU) di Manhattan e dalla Homeland Security hanno rivelato il suo tragico percorso. Nel maggio 2023, le autorità hanno sequestrato l’artefatto, che a luglio è stato restituito a Città del Messico.

“Questo pezzo incredibile è una rara finestra sul passato della società olmeca,” ha dichiarato Alvin L. Bragg Jr., procuratore distrettuale di Manhattan. “Dopo quasi 60 anni, la Maschera può finalmente tornare accanto ai suoi monumenti compagni.”

Jorge Islas López, Console Generale del Messico a New York, ha sottolineato la sua importanza culturale: “Il ritorno di questa maschera simboleggia amicizia e rispetto reciproco tra Stati Uniti e Messico per lo stato di diritto e il nostro patrimonio culturale.”

L’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico (INAH) ha meticolosamente restaurato la maschera, rimuovendo la polvere e analizzandone la struttura attraverso tecniche di imaging avanzate. Sebbene siano stati identificati alcuni rinforzi moderni, gli sforzi hanno garantito il ritorno della maschera in condizioni ottimali. Sarà esposta a Jantetelco, Morelos, vicino al sito archeologico originale.

Questo caso sottolinea l’importanza globale di proteggere e restituire il patrimonio culturale alle comunità di appartenenza.


The Olmec Cave Mask, crafted between 800 and 400 B.C.E., represents the jaguar god Tepēyōllōtl, an emblem of the Olmec civilization. Known as the “Portal to the Underworld,” the artifact once guarded the entrance to a ceremonial cave at Chalcatzingo, Mexico, symbolizing the passage to the afterlife. This intricately carved piece, weighing over 2,000 pounds, reflects the Olmec’s profound artistry and spiritual depth.

In the 1960s, looters shattered the mask into 15 pieces to facilitate its smuggling. After being trafficked through the United States, it appeared in prominent museums, including the Metropolitan Museum of Art, before ending up in a private collection. Decades of investigative work by Manhattan’s Antiquities Trafficking Unit (ATU) and Homeland Security revealed its illicit journey. In May 2023, authorities seized the artifact, and by July, it was repatriated to Mexico City.

“This incredible piece is a rare window into the past of Olmec society,” said Manhattan District Attorney Alvin L. Bragg, Jr. “After nearly 60 years, the Cave Mask can finally return to sit with its companion monuments.”

Jorge Islas López, Mexico’s Consul General in New York, emphasized its cultural significance: “The return of this mask symbolizes friendship and mutual respect between the United States and Mexico for the rule of law and our cultural heritage.”

Mexico’s National Institute of Anthropology and History (INAH) meticulously restored the mask, removing dust and examining its structure through advanced imaging techniques. Although some modern reinforcements were identified, efforts ensured the mask’s return in optimal condition. It will be displayed in Jantetelco, Morelos, near its original archaeological site.

This case underscores the global importance of protecting and returning cultural heritage to its rightful communities.

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